introduzione alla Sistemica applicata alla gestione dello stress

Studi, ricerche, la normale osservazione convergono nel riconoscere che per ciascuno le fonti di stress sono diverse, anche se si possono riconoscere frequentemente elementi comuni: gli agenti stressanti non esistono in quanto tali, abbiamo a che fare con le “risposte” che ciascuno produce a ciò che gli accade.

Insomma, non è il mio capo, ad esempio, o il vicino, o la compagna, o il marito, o la cura dell'anziano genitore, o il ritrovarmi single, magari con il carico della cura dei figli, che mi stressa, ma sono io che nell’averci a che fare vado sotto stress…. E anche quando il mio capo, o chiunque, intende proprio stressarmi, beh, non è detto che necessariamente ci riesca.

Niente causa-effetto, solo possibilità e probabilità, correlazioni fluide.

Il buffo è che, dopo aver riconosciuto che, in breve, ciascuno ha il suo stress, cercando un po’ in rete, i rimedi suggeriti sono pressappoco gli stessi per tutti: come è possibile che per neutralizzare stress diversi, fattori di stress diversi per ciascuno, i rimedi siano gli stessi?

Rispetto a questo, dipende dalla sostanza di cui è costituito lo stress: in genere è riconosciuto che si tratti di una risposta fisiologica istintiva, emotiva, che noi registriamo come spiacevole, risposta fisiologica ad una minaccia che prepara il nostro corpo al combattimento o alla fuga, innescando il rilascio di ormoni (adrenalina, stamina, cortisolo, tra gli altri) e producendo oggettive modificazioni fisiologiche.

Risposta emotiva arcaica, ereditata dai nostri progenitori, a situazioni che sono giudicate minacciose: insomma, stiamo fronteggiando un pericolo, qualcosa mina la nostra sicurezza, minaccia la nostra sopravvivenza, e “istintivamente” attiviamo questo antico meccanismo di risposta.

Antico, arcaico, appropriato per fronteggiare minacce fisiche alla integrità del nostro corpo, purtroppo non appropriato per affrontare le frequenti difficoltà che incontriamo nella cosiddetta vita civile, fatta prevalentemente di interazioni, relazioni, pubbliche e private, vita in cui ci è quasi sempre impossibile fuggire o attaccare, poiché i costi delle conseguenze sarebbero troppo alti.

E i rimedi attualmente disponibili, funzionano?

Naturalmente la risposta non può che essere: dipende… dipende dal soggetto, dal tipo di agenti stressanti cui è esposto e sensibile, i rimedi vanno dalle “tecniche” di rilassamento alla assunzione di farmaci, naturalmente solo dietro prescrizione e sotto il controllo di uno specialista.

Già, succede anche che lo stress diventi molto pesante, al punto da compromettere il riposo, il sonno, l’alimentazione, da incidere sui livelli di prestazione intellettuale, non di rado sul sistema immunitario, insomma un inferno da cui non è facile uscire.

La logica del rimedio, la strategia di tutti i rimedi consigliati, è la stessa, a quanto si può vedere, abbastanza semplice da descrivere: controbilanciare, diminuire la tensione, con ogni mezzo lecito, movimento, sport, yoga, alimentazione sana, vita di relazione equilibrata, dosaggio della esposizione all’agente stressante, ricorso, nei casi più gravi, a psicoterapeuti e/o psichiatri.

E questa logica, questa strategia, funziona?

Ci risiamo, anche qui la risposta è: dipende dai casi, in genere i farmaci possono procurare lunghi periodi di tensione ridotta, una vita più sana aiuta, e quindi fare moto, mangiare equilibrato, dormire un numero sufficiente di ore (farmaco-assistiti o no) di certo male non fanno.

Ci sono logiche di rimedio, strategie di intervento diverse da quella del ridurre la tensione, e magari più efficaci? Doversi assoggettare a qualunque regime, doversi rassegnare alla assunzione di un farmaco per tutta la vita non è proprio il massimo, se funziona e non c’è altro, ci rassegniamo, ma davvero non c’è altro?

Forse sorprenderà un po’ scoprire che no: c’è di tutto, dalle crociere alle separazioni, dimissioni, ludopatie, tossicodipendenze, sport e attività fisiche, tai chi e yoga, vacanze, passeggiate nella natura, l’elenco è lungo e qui necessariamente incompleto, ma tutte queste e molte altre ancora restano fedeli alla logica del ridurre la tensione, del considerare la tensione qualcosa di cui sbarazzarsi il più in fretta possibile e il più a lungo possibile.

Che io sappia una sola alternativa credibile resta in piedi oggi, che risponde ad una logica diversa, che segue una diversa strategia, diversa dal fine di limitarsi a sbarazzarsi o di attenuare la tensione, ed è l’alternativa Sistemica: logica e strategia che NON considerano necessariamente la tensione, anche importante, come la prima e unica cosa di cui preoccuparsi, restituendo a tensione e sofferenza il loro vivifico originario significato.

La Sistemica accetta e riconosce che lo schema “istintivo” lotta-fuga sia arcaico sì, ma che, a quanto pare, non possiamo evitarlo, non possiamo disinnescare questo “meccanismo”, irrinunciabile eredità di milioni di anni di evoluzione della nostra specie, codice neurale saldamente configurato nella nostra immensa rete neurale.

E se anche potessimo disinnescarlo, dovremmo guardarci bene dal farlo.

Meccanismo neurale evidentemente molto flessibile, dato che esistono anche grandi differenze tra ciò che stressa l’uno e ciò che stressa l’altro: ed è proprio questa flessibilità a fornirci una prima chiave di accesso alla possibilità di cambiare, non il meccanismo, non il suo innesco, ma il grado con cui entra in gioco.

Insomma ci è possibile cambiare il modo con cui governiamo la nostra interazione con ciò che, o chi, “stressa”, ottenendo per noi l’effetto stabile di attenuare fino al livello di impercettibilità la tensione fisica indotta da questo arcaico meccanismo di autodifesa, e le correlate emozioni spiacevoli, riconquistando padronanza e controllo di noi stessi.

Senza nulla togliere al valore delle indicazioni di buon senso che vengono presentate in letteratura piuttosto che nei corsi dedicati alla gestione dello stress, gli strumenti di cui abbiamo bisogno per risolvere efficacemente e radicalmente questo ostacolo sono altri, in estrema sintesi:

  1. conoscenza adeguata dei codici neurali che ciascuno utilizza con ciò che stressa, alcuni comuni a tutti e molti squisitamente individuali, integrati con i nostri codici primari
  2. generazione e attivazione di nuovi codici neurali, in grado di migliorare, modificandola, l’integrazione tra tutti i codici neurali che utilizziamo nell’avere a che fare con ciò o chi “stressa”

la presentazione e la discussione dei casi aiutano a precisare e comprendere come possiamo utilizzare la Sistemica per gestire efficacemente lo stress, ad impadronirci di alcune conoscenze indispensabili ad intervenire efficacemente, in nostro favore a in aiuto ad altri.

La Sistemica del Comportamento Umano ha aiutato parecchie persone a costruire un nuovo, più efficace ed efficiente governo delle proprie risorse, risolvendo ed eliminando ostacoli prima impossibili da rimuovere: credo molto che questo sia importante sottolinearlo.

Abbiamo a che fare con una forma della evoluzione, dello sviluppo di nostre nuove capacità: ciò che prima era un problema non risolvibile, poi è diventato un problema risolto, un non-più-problema, non servono rimedi.

Presento volentieri alcuni dei casi che ho affrontato, mascherandone, ovviamente, tutti gli elementi che possano rendere identificabili i miei interlocutori, clienti ed allievi: posso condividere pubblicamente moltissimo di ciò che ho trovato, garantendo simultaneamente la necessaria riservatezza e proteggendo la loro sacrosanta privacy.

John

Hannah

Steve

Elizabeth

Hakim